Se volessi avere una famiglia, cambierebbe tutto

La vulcanica cantante dei Florence + the Machine parla della complicata prospettiva della maternità, degli attacchi di panico, del trovare la felicità nelle piccole cose e del perché è meno eterea di quanto il mondo pensi.

Per Florence Welch una visita dal dottore ha le sue complicazioni, fisiche e psicologiche.

“Quando sei una donna ti viene mostrato un tracciato che va così – giù!” mi dice, puntando drammaticamente il dito verso il pavimento.

“E mettersi contro quella cosa lì è da pazzi. Poi ti dicono: ‘Tu sei qui’. E io: ‘Oh c****!’ L’infertilità poi è aggravata dallo stress. Allora dico: ‘È questo tracciato a stressarmi!’ È una dottoressa, e nessuno sta cercando di essere cattivo. È solo la verità di ciò che ti viene mostrato, la realtà del dilemma.” Naturalmente il dilemma è la scelta tra essere una performer e diventare madre. E il livello di stress dell’artista, 35 anni, si alzerà ancora di più con il suo nuovo album, Dance Fever, in uscita la prossima settimana.

“Sento la pressione della responsabilità per il mio futuro. Voglio andare là fuori ed esibirmi e dare vita a quest’album perché significa molto per me. Le persone che vengono a vedermi dal vivo significano molto per me. C’è stato un periodo in cui non sapevo se le avrei mai riviste” dice, riferendosi al periodo della pandemia in cui non poteva esibirsi dal vivo. “Desidero tanto essere lì. Ma nel mio retrocranio c’è sempre quel fott*** tracciato!” Esplode in una risata. “A 35 anni tecnicamente sei ancora giovane ma se sei donna ti senti anche parecchio sotto pressione. Dai 35 ai 40 anni senti che le tue scelte si stanno come restringendo. Non è che non voglio quelle cose. Sento solo questo enorme conflitto.”

Foto di Autumn de Wilde

Si vocifera di un nuovo partner ma è molto più contenta di parlare dell’album. In una canzone, King, canta: “We argue in the kitchen about whether to have children.” (“Discutiamo in cucina sull’avere figli o meno”)

Da dove viene quel verso?

“Da una discussione in cucina” dice. “Ad ogni cena a cui vado… sembra sia l’unica cosa di cui si parli, specialmente le donne. È il centro dell’attenzione” dice. “E poi ci sono le persone che hanno già figli che ti dicono: ‘Non sono mai stato così stanco! Mi sta stravolgendo la vita. Dovresti farlo però!’ Hanno gli occhi dietro la testa per la stanchezza. ‘Non dormo da cinque anni ma dovresti decisamente avere dei figli.’ “

Si sente giudicata?

“Non mi sento giudicata. Sento più di dover dare spiegazioni su se voglio o meno avere figli o perché non li ho. È una sensazione strana – vorrei farli così da non dover più spiegare perché non li ho fatti, cosa che però non sembra una motivazione abbastanza solida.”

È onesta rispetto a dov’è adesso e perché. “Fino ai 35 anni non avevo mai pensato a quanto tempo prenda stare in tour e a quanto ne è effettivamente passato” dice. “Se volessi avere una famiglia cambierebbe tutto. E non ho mai considerato queste cose prima. È davvero difficile perché penso sia qualcosa per cui forse non si è mai pronti. Devi solo tuffarti.” Eppure, aggiunge: “Lotto con l’ansia cronica. Mi dico: ‘Pensa ad avere una piccola creatura di cui occuparti.’ Penso sia la mia più grande paura – sarei così preoccupata del suo benessere. Ho un rapporto complesso col mio corpo, con la perdita, con l’amore. Penso che avere un figlio porti tanto amore ma al tempo stesso anche un senso di perdita. Amare così profondamente ti apre anche a un grande eventuale dolore e penso sia qualcosa con cui ho bisogno di fare i conti prima di compiere quel passo.”

E se non hai figli, dico quasi per scherzo, potrebbero dirti: ‘Se non dai loro le caramelle o non li lasci andare a letto tardi poi ti odiano e diventi il genitore peggiore del mondo…’

“Oddio! Ho visto mia nipote farlo con mia sorella” dice di sua sorella minore Grace. “Quella è la cosa più difficile. Ha quattro anni. ‘Non ti voglio bene!’ Mia sorella ci ride sopra. Ma ha imparato il modo di amare alla Welch. Spingeva mia sorella e diceva ‘Non ti voglio bene’, e mia sorella le ha risposto ‘Ok, allora me ne vado.’ E mia nipote ‘No, non ti voglio bene ma non puoi andartene!”

Florence con sua madre e i suoi fratelli, Grace e JJ

Prima di tre figli, Florence Leontine Mary Welch è nata a Camberwell, Londra, nel 1986. Sua madre Evelyn Samuels, originaria del Massachusetts, è una professoressa di Studi rinascimentali al King’s College di Londra, mentre suo padre Nick Welch è un manager pubblicitario.

Pare che Florence abbia sempre avuto un certo gusto per il gotico. A 8 anni cantava per la sua famiglia le canzoni più sdolcinate di Billie Holiday calandosi nel personaggio – negli abiti di sua madre, con un calice da vino pieno di succo d’arancia. Cantava anche ai funerali ed era affascinata dalle storie mitologiche che sua madre le raccontava. Quando aveva 9 anni suo nonno paterno, Colin Welch, un giornalista che aveva scritto del processo di Norimberga per il Daily Telegraph, morì in ospedale dopo il coma. Florence ha un ricordo nitido di quando andò a trovarlo e lui era “pallido, magro, sembrava una tarma.” A 12 anni i suoi genitori divorziarono e ripensando a quel periodo dice: “Devo aver sentito delle discussioni tra i miei perché volevo proprio vivere in una baita, leggere la bibbia e bere latte fresco.” La sua nonna materna soffriva di depressione e si suicidò quando Florence aveva 14 anni. “È stato difficile starle vicino perché prendeva molti farmaci”. È stato abbastanza traumatico. Siamo andati a vivere tutti insieme. Noi pensavamo che fossero dei rompiscatole e loro pensavano che fossimo dei ladri fuori di testa.”

Eppure descrive i suoi anni adolescenziali come divertenti, anche se piuttosto avventurosi – restava sveglia per giorni, si arrampicava su edifici abbandonati – e a seconda della giornata o del suo umore poteva sembrare “una libraia ubriaca o una strega ubriaca.”

Dopo aver lasciato la scuola privata di Alleyn, a Dulwich, dove si è diplomata col massimo dei voti, ha studiato arte al Camberwell College of Arts. Ha anche iniziato a cantare. Lasciò il college per diventare l’eroina preraffaelita dai capelli rosso Tiziano del rock etereo che conosciamo oggi. Nel 2007 fu scoperta da Mairead Nash mentre cantava Something’s Got a Hold on Me di Etta James ubriaca nel bagno di un locale a Londra. Nash diventò poi la manager di Florence + The Machine e il primo album Lungs si piazzò primo nelle classifiche inglesi nel 2009.

Ma l’ansia è rimasta con lei. Quando fu informata che aveva vinto il Critic’s Choice Award ai Brits quell’anno, ha avuto un attacco di panico. Ha poi vinto svariati dischi di platino. Nell’estate del 2011 ha aperto alcuni show del tour degli U2, un evento che lei descrive come “essere un gladiatore che si esibisce nel Colosseo”. In un’intervista dell’epoca si vantava di aver bevuto 17 vodka Martini in un hotel di New York e di essere finita nella vasca nel bel mezzo della camera di qualcun altro. In un’altra occasione diede fuoco per sbaglio alla sua stanza al Bowery Hotel, la sua base newyorkese, quando lasciò accesa una candela dopo una notte di baldoria. Il New York Times scrisse: “Il conto del bar era più alto di quello dei danni.”

Questa bevitrice pentita (e cantante multimilionaria nominata per 6 Grammy) stava andando verso un tracollo nervoso (che ha probabilmente avuto), se non peggio. Due anni dopo, alla festa per i suoi 27 anni, sua madre fece un discorso (“una supplica, in realtà”) ai presenti per pregarli di tenerla in vita. Invece la festeggiata finì la serata con la torta in faccia e buttandosi in doccia completamente vestita.

Florence ha bevuto per l’ultima volta il 2 febbraio del 2014 e ha dato una svolta alla sua vita.

Foto di Autumn de Wilde

Col senno di poi, dice di esser stata piena di rabbia e dispresso verso sé stessa in quegli anni. Dice di aver cercato di fare i conti con “ciò che porta le giovani donne a farsi la guerra da sole. Ma il coro del giudizio non ha mai smesso di cantare. Lo fa ancora adesso, anche se non così forte e non così spesso, ma quando lo fa cerco di non curarmi con vodka liscia o digiuno.”

Il suo terzo album, How Big, How Blue, How Beautiful è raggiunto la prima posizione in America nel 2015. E il suo show da headliner a Glastonbury quell’anno divenne qualcosa di leggendario – sembrava stesse volando sul palco come un angelo scalzo in tailleur bianco, con una ghirlanda tra i capelli e un pubblico di centomila persone – oltre ai milioni che la guardavano in TV – incantate da lei.

Il disco seguente, High As Hope, è stato quello in cui si è confessata di più. Non cantava più di fantasia ma di sé stessa. Il verso iniziale di Hunger – “At 17, I started to starve myself” (“A 17 anni ho smesso di mangiare”) è la storia del suo disturbo alimentare.

Nel 2019 ha scritto su Vogue “Non mi sono pesata per quattro anni – non ho idea di quanto pesi ora. Cinque anni fa sapevo dirti quanto pesavo al mattino, di notte, con o senza vestiti. Con o senza gioielli. Essermi liberata di questa cosa a volte sembra una conquista più grande di aver cantato da headliner a Glastonbury.”

Eppure sembra avere ancora strada da fare. In Choreomania, nel nuovo album, canta: “I’m freaking out in the middle of the street with the complete conviction of someone who has never really had anything bad happen to them.” (“Sto dando di matto in mezzo alla strada con la totale convinzione di qualcuno a cui non è mai davvero successo qualcosa di male”.) Il verso, contrariamente a quanto pensavo, non parla di Covid. “Parla dell’irrazionalità dei miei attacchi di panico” spiega. “È come il lato immaginario dell’ansia, in cui vedi una carrellata di tutto ciò che pensi stia andando male e gli estremi verso cui ti dirigi. La cosa più strana di quella canzone è che è stata scritta prima del Covid. Ho iniziato a scriverla nel 2019 e, in modo curiosamente preveggente come solo le canzoni sanno essere, quelle che sembrano più legate alla pandemia sono state scritte prima. E mi succede spesso.”

Ora è nel punto più alto della sua carriera. “A 35 anni sento di essere finalmente nel momento migliore della mia arte performativa. So davvero cosa sto facendo.” Com’era a 25 anni? “Sbronza. Brava ma molto sbronza! La performance non era così affinata. Ora sento di averci davvero lavorato.”

Come gestisce l’ansia? “Non lo faccio!” ride. “Ce l’ho ancora. Gestisco l’ansia andando a lavoro, in studio. Durante la pandemia non potevo lavorare perché non sono una persona da studio a casa. Esco e faccio cose e quello mi aiuta davvero a gestire l’ansia.”

Florence in concerto per iHeart Radio, 2 maggio 2022. Foto di Kevin Winter/Getty Images

Una volta le è stato chiesto cosa la rende infelice. Ha risposto: “Il mio cervello.” “Proprio così” ride adesso. “Un amico mi ha detto questa cosa che mi è rimasta impressa da allora: ‘Tu in teoria hai una vita figa ma devi essere te stessa.”

Cerca di non soffermarsi su ciò che la gente pensa di lei.

“Penso di essere più pratica di quanto le persone possano pensare” dice. “Non sono così eterea come credono. So essere davvero sgraziata e chiassosa, come puoi vedere. Penso anche che dentro di me ci sia un inaspettato ragazzino dodicenne. Adoro i film Marvel. Sono una fanatica di fantasy.”

Le ricordo di quello che ha scritto nell’introduzione di Useless Magic, la sua raccolta di poesie, testi e disegni uscita nel 2018: “Faccio canzoni per legare le persone a me”. È ancora questo il motivo per cui scrive canzoni? “Lo è di meno perché penso che le persone da cui sono attratta sono più disponibili” dice. “Sono diventata più sana in questo. Penso di conoscermi meglio adesso.”

Ha avuto un tira e molla con il giornalista Stuart Hammond dal 2008 al 2011; e dice che le numerose rotture hanno ispirato il suo primo disco e causato la sua depressione. Di recente ha avuto una relazione con Felix White dei The Maccabees.

“Prima mi interessavo a qualcuno e neanche me ne accorgevo – non perché erano persone molto presenti nella mia vita ma piuttosto per la loro assenza, come se creassero molto spazio da riempire con la fantasia. Puoi scrivere di più di qualcuno che ti dà pochissima attenzione perché riempi ogni buco che c’è.”

Quali tipi di persone attrae?

“Praticamente attrai lo stato in cui ti trovi” dice “che è qualcosa che non avevo realizzato. Mi chiedevo ‘Perché mi piacciono sempre persone non disponibili emotivamente?’ Perché io stessa non sono disponibile emotivamente e terrorizzata dall’intimità, quindi con queste persone non devo essere intima perché in fondo non ci saranno mai. Crescendo sono migliorata su questo aspetto.”

Non è sicura di come definire la felicità adesso. “Non lo so. Sono una creatura degli estremi. Sto un po’ limando questo aspetto. Prima vedevo la felicità negli estremi – un concerto estremamente bello o una serata estrema. Ora penso che la felicità sia camminare quando arriva la primavera e l’aria inizia ad avere un odore diverso. Forse sto invecchiando ma sta tutto nelle piccole cose. Come uscire a prendere un caffé nella nebbia del mattino, mi guardo intorno e mi sento felice. Crescendo inizio a trovare molta più felicità in questi piccoli momenti di vita. È qui che la trovo in realtà. Credo che questo voglia dire che sto crescendo.”

Intervista originale di Barry Egan pubblicata su The Independent Ireland l’8 maggio 2022.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *