Florence Welch vive di horror. E vuole ancora annusarvi.

La frontwoman dei Florence + the Machine rivela cosa l’ha tenuta motivata mentre lavorava al nuovo album: ballerine, Dracula e narcisi.

Florence Welch pensava che sarebbe stata felice quando la pandemia ha dato uno stop temporaneo alla musica dal vivo. Negli ultimi 13 anni, dopo ogni tour, la frontwoman sciamanica della band inglese Florence + the Machine si diceva: “Ora mi do una calmata.” Invece si ritrovava a scrivere ancora più canzoni – che è esattamente quello che è successo nel 2020 con il suo quinto album Dance Fever (in uscita il 13 maggio).

“Tutto il disco è una storia su ‘stai attenta a cosa desideri’, dice al telefono dalla sua casa londinese, dove ha passato la quarantena. “Il mostro della performance mi ha sentito: Non vuoi andare più in tour? Stai ferma per un anno. Bene, come ti senti ora?”

Senza niente da fare durante il lockdown, Welch, 35 anni, ha seguito una dieta rigida a base di film horror. “L’horror era come un cerotto,” dice. “Non riuscivo a guardare commedie romantiche o film in cui le persone mangiavano nei ristoranti. Avevo bisogno di vedere persone diventare matte.” Il risultato è che Dance Fever – il cui titolo si ispira alla piaga del ballo che si diffuse in Europa dopo la peste nera – è una raccolta di canzoni rock inquietanti che sbavano dalla voglia di venir fuori.”

“Ogni album è una reazione all’ultima cosa che hai fatto e io ero un po’ stanca di quella che avevo fatto io, che era… pesanti pianoforti” dice Welch. “Mi mancavano le chitarre.” Metà dell’album è stato prodotto insieme al frontman dei Bleachers, Jack Antonoff (Taylor Swift, St. Vincent), che ha aiutato Welch nell’affinare ciò che amava dei suoi album precedenti. L’animato singolo dance Free è smorzato da Morning Elvis, una crescente confessione di quando era così sbronza da essersi persa una visita programmata a Graceland. (Welch è sobria dal 2014 ma prima di allora dice: “Pensavo che il modo di aggrapparsi alle mie radici rock ’n’ roll fosse di essere la persona più ubriaca nella stanza”.)

Stuart C. Wilson/Getty Images

Nel suo salotto, circondata da quello che chiama “un cimitero di valigie” in preparazione del suo imminente ritorno sul palcoscenico, Welch ha condiviso con noi gli hobby culturali e le passioni che hanno plasmato la sua carriera. Di seguito alcuni estratti dalla conversazione.

1. Pina Bausch. Pina è stata una della maggiori influenze della mia vita e soprattutto del mio stile performativo. Bluebeard è stata l’ultima cosa che visto al Sadler’s Wells a Londra prima che i teatri chiudessero. Il suo lavoro mi ispira in un modo che è difficile da spiegare a parole e penso che sia questo il senso della danza. Posso essere prolissa. Posso parlare e parlare e non andare da nessuna parte. Danzare è invece così puramente legato all’esperienza umana.

2. Cabaret. Ciò che rende Cabaret uno dei più grandi musical è il sottofondo di oscurità, sesso e morte. Uno dei primi spettacoli che ho visto quando tutto ha iniziato a riaprire è stato Cabaret con Eddie Redmayne e Jessie Buckley, diretto da Rebecca Frecknall. Ero in un mare di lacrime. Mi sentivo come se fossi stata riempita di nuovo. Amo i musical. Crescendo non pensavo di diventare una pop star. Volevo andare a Broadway. Ma ero proprio una bambina strana. Pregavo mia madre di mandarmi a scuola di recitazione ma lei mi diceva di no. Ho decisamente preso da mio padre il mio amore per la musica.

3. Dracula di Bram Stoker. “Non ero davvero una fan dell’horror. Ho già abbastanza pensieri spaventosi nella mia testa da voler essere spaventata per divertimento. Ma ho avuto il Covid appena prima di realizzare lo shooting per la cover dell’album. Ero malata, così ho guardato Dracula di Francis Ford Coppola, che a livello di immagine è un grande punto di riferimento per il disco e i costumi. Lo script è un po’ pesante ma in qualche modo questo e la recitazione esagerata hanno contribuito alla magia. C’è stato un periodo in cui (mi manca un’espressione migliore) bevevo tutto il contenuto a tema vampiri che potevo.”

4. Donlon Books. Hanno i libri più rari, strani e di nicchia, come Wisconsin Death Trip [di Michael Lesy]. Se sto cercando di fare colpo su qualcuno che penso sia davvero cool, li porto lì. È lì che ho portato Phoebe Bridgers e lei mi ha detto che avrei dovuto prendere Carmen Maria Machado. Ricordo che ha tirato fuori In the Dream House e mi ha detto: “Questo è uno dei migliori libri che abbia mai letto”. In passato avevo pensato di fare un film sui motivi per cui non sono una brava fidanzata. Phoebe ha aperto una pagina del libro e c’era una lista molto simile dei difetti del personaggio. Ho pensato che mi riguardasse molto profondamente. È da lì è iniziata l’ossessione per Carmen Maria Machado.

5. Supereroi. Penso che le persone non se lo aspettano, ma adoro i supereroi. La mia personalità da palcoscenico è un mix della mia ossessione infantile per Rogue di X-Men e un fantasma vittoriano. Non penso di aver mai amato un film più di Thor: Ragnarok. Non sono una fanatica di Marvel o DC — guardo tutto. A volte ammetto che devono colpirmi subito o lascio perdere. Ma c’è qualcosa nell’humour dei supereroi quando hanno a che fare con le cose normali. Niente mi dà più soddisfazione di qualcuno in mantello che discute di cose molto ordinarie.

6. Andare a piedi a prendere caffè e fiori. Adoro uscire di casa, camminare lungo la strada e guardare le stagioni cambiare. È una delle cose che mi è mancate di più durante il Covid. Ora sono immensamente grata quando bevo un caffè preparato da qualcun altro e prendo dei fiori. Una volta mio padre mi disse che il suo fiore preferito è il narciso e così ho iniziato a interessarmi ai narcisi. Erano usati dagli antichi Romani come medicina per il sonno, o forse come veleno, non ne sono sicura. Ho scritto la canzone Daffodil in piena pandemia, e ho pensato davvero di essere matta perché nel ritornello ci sono praticamente solo io che dico “narciso”. Voglio dire, devo darci un taglio?

7. @poetryisnotaluxury Non so chi l’ha creato e chi lo gestisca ma ho trovato alcune delle mie poesie preferite sul loro Instagram. This Is the Poem I Did Not Write di Rita Dove. Kitchen/Holidays di Eileen Myles. E Meditations in an Emergency di Cameron Awkward-Rich. L’ultimo verso mi distrugge: Like you, I was born. Like you, I was raised in the institution of dreaming. Hand on my heart. Hand on my stupid heart. (Come te, sono nato. Come te, sono stato cresciuto nell’istituto dei sogni. Prendi la mia mano. Prendi il mio stupido cuore.)

8. Suspiria. La versione originale e il remake sono due dei miei film horror preferiti. Amo le coreografie. Ho sentito un’intervista di Tilda Swinton in cui parlava dei riferimenti a una coreografa pre-Pina Bausch, Mary Wigman. Da lì è iniziato l’interesse. Ha creato un balletto chiamato “Hexentanz” nel 1914, una danza delle streghe, che ha ispirato il video di Heaven Is Here.

9. Yellowjackets. Yellowjackets mi prende perché mi affascinano tutte le cose che fanno un po’ “setta” ma anche perché rappresenta molto bene la violenza dei cambiamenti ormonali nelle ragazze. C’è qualcosa di sanguinario nelle giovani donne. È questo che cerco di cogliere in Dream Girl Evil. Può essere pericoloso per le persone pensare che tu sia carina. Quando ti dicono “Sei un angelo” ti senti come se fossi in un posto molto in alto da cui cadere. Quando vedo donne difficili, violente o maleducate, specialmente giovani donne, percepisco come una liberazione. Nel non provare a sopravvivere comportandosi bene.

10. Scent Bar. Con la band non facciamo più feste. Andiamo nei negozi di profumi invece. Curiosamente [il musicista e filmmaker] Adam Green è stato il primo “fraghead”, termine tecnico per la community delle fragranze. Ha un odore così buono. Ci ha aperto le porte. Quando ho avuto il Covid ero terrorizzata dal perdere l’olfatto. Mi svegliavo e sapevo che c’era qualcosa che non andava. Ho una grande collezione di profumi e non riuscivo a sentire niente. Piangevo e spruzzavo profumo alle 3 di notte. Quando l’ho detto ai miei amici mi hanno risposto “Non è forse una tua serata normale?”

Intervista originale di Phoebe Reilly pubbicata sul New York Times il 3 maggio 2022.

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